domenica 4 aprile 2010

Esquilino in scala




Articolo tratto da Degradoesquilino.com


Piccola iniezione di ottimismo per quel poco che si sta riuscendo a fare in ambito municipale sui lavori pubblici e sulla riqualificazione urbana. Se alcune zone del Rione sono ignobilmente abbandonate (sul cantiere di Via Germano Sommeiller, che a malapena è partito per poi venire abbandonato stendiamo un velo di pietà), altre zone riescono a beneficiare di interventi che, seppur piccoli, contribuiscono ad aumentare la qualità della vita di chi certe strade percorre e attraversa quotidianamente.
E’ il caso, ad esempio, di due scale. Entrambe, su punti diversi di Via Cavour, vennero costruite per superare il salto di livello che c’è tra questa strada e la parte alta del colle Esquilino-Oppio. In entrambi i casi -anche grazie all’intercessione del capogruppo del PDL in consiglio Municipale Stefano Tozzi- si è provveduto negli ultimi mesi a arredare questi scaloni spogli con degli elementi utili a chi -soprattutto persone anziane- hanno necessità di percorrerli. Sono nati così dei corrimano che, per una volta, sono anche di bell’aspetto, di discreto materiale e di estetica accettabile. E visto lo sconfinato cattivo gusto medio dell’amministrazione, pare un mezzo miracolo.


Ma dove portano le due scalinate. La prima, quella più in alto su Via Cavour, quasi a Porta Maggiore, conduce a Via dei Quattro Cantoni collegando meglio con la strada principale quella porzione di Rione assai isolata dai flussi di passaggio che ricomprende Via dell’Olmata, Via Sforza, Via Paolina. Zone che andrebbero riqualificate e valorizzate, scorci bellissimi, abissi di tranquillità e austere architetture ottocentesche: sistematicamente brutalizzate dalle auto spruzzate un po’ a cazzo dovunque capita. La seconda scala -ancor meno utilizzata e ancor più sconosciuta- salta da Largo Visconti Venosta (laddove Via Cavour, proveniento dai Fori, si triforca) a Via delle Sette Sale.





Nel suo essere strada, per così dire, di fondovalle, poi, Via Cavour è dotata come molti invece sanno di una terza scala invero assai più famosa e bella di queste due: si tratta del collegamento -per un tratto anche “in tunnel”- che collega lo stradone ottocentesco a San Pietro in Vincoli la cui piazza antistante, anche qui senza vergogna, è trasformata in sconfinato parcheggio per auto e motorini.
Allora la riflessione è presto fatta: abbiamo i dislivelli, perché non utilizzarli per ficcarci dentro le auto? Come è andata al Pincio, per colpa di un sindaco incapace e in cattiva fede, tutti lo sapete, ma perché non immaginare di scavare sotto al Monte Oppio (magari a partire dai muraglioni di Via dei Serpenti) per ricavare spazi per il posteggio eliminando la piaga delle auto in sosta a venti metri dal Mosè di Michelangelo?

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